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In risposta ad un crescente disagio economico-finanziario – che la pandemia da Covid-19 ha con certezza accentuato – il fenomeno dell’edilizia sociale si sta diffondendo con più intensità sul territorio nazionale, portando a sviluppare delle attenzioni verso il concetto della casa basato su modelli sostenibilità e sviluppo sociale. Scopriamo insieme cos’è il social housing.
INDICE
COS’È IL SOCIAL HOUSING?
LE DIFFERENZE CON IL COHOUSING
QUALI SONO I VANTAGGI DEL SOCIAL HOUSING?
GLI INVESTITORI
CONCLUSIONI
Per spiegare cos’è il social housing iniziamo con una sintesi della situazione immobiliare in Italia.
Un considerevole numero di famiglie vive in contesti in cui il disagio abitativo è elevato. Secondo l’ISTAT (https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-istat-piu-un-italiano-5-difficolta-pagare-mutuo-affitto-o-bollette-AEYnevD?refresh_ce=1) più di un italiano su cinque ha difficoltà a pagare il mutuo, l’affitto o le utenze dei consumi legati alla propria abitazione.
Oltre a riguardare le categorie più deboli della popolazione, il problema dell’abitare si è esteso ad una più ampia fascia di persone che accedere con fatica al mercato immobiliare, pur percependo un reddito. Questa fascia coinvolge famiglie e nuclei iscritti in un insieme economico medio-basso che non hanno le risorse sufficienti per acquistare una casa al prezzo di mercato e che non possono accedere alle cosiddette case popolari perché il reddito supera le soglie limite fissate dall’Ente pubblico.
Nella maggior parte dei casi si tratta di famiglie con lavoratori precari non assunti a tempo indeterminato, giovani coppie, anziani in condizioni economiche svantaggiate, studenti fuori sede ed immigrati.
Per rispondere alla domanda cos’è il social housing in Italia, quindi possiamo dire che con questo termine si indicano gli interventi immobiliari e urbanistici che hanno l’obiettivo di risolvere le criticità economico-sociali attraverso un’unica soluzione su misura, volta ad aiutare il bacino di persone che hanno un reddito basso.
Dimentichiamoci le cosiddette case popolari degli anni Settanta, il social housing non si limita a fornire un’abitazione idonea a chi non possiede una casa. Il suo obiettivo, infatti, va oltre l’esigenza abitativa:
L’obiettivo dei progetti di edilizia sociale è creare un’offerta alternativa al mercato con prezzi che non superano il 30% dello stipendio percepito, garantendo un buon standard qualitativo di vita, sia come alloggio sia come integrazione sociale attraverso gli spazi comuni e pertinenziali.
Possiamo pertanto definire che il social housing è una soluzione intermedia tra l’edilizia popolare e le proprietà private a prezzo di mercato.
Cohousing e social housing sono entrambi modelli residenziali con l’obiettivo di fornire alle persone spazi aggiuntivi rispetto alla propria abitazione che possono essere impiegati e vissuti per creare socialità ed utilità. Sono tuttavia due realtà ben distinte e che non devono essere confuse.
È una realtà di piccole dimensioni che nasce solitamente da progetti privati di poche persone, spesso conoscenti, che condividono valori ed abitudini quotidiane. Il cohousing può svilupparsi in città ma anche in contesti extra-urbani.
Il cohousing pone tra i suoi punti fondamentali, il processo partecipato che vede i coabitanti in una posizione attiva nelle scelte e nelle decisioni per l’organizzazione del futuro cohousing.
Un esempio di cohousing
Urban Village Bovisa a Milano: si tratta di uno dei primi progetti di cohousing nati in Italia, i cui lavori sono terminati nel 2009.
Una ex fabbrica di tappi è stata riqualificata per diventare una residenza in cohousing per 32 famiglie, con 200 mq di spazi comuni coperti, una piscina sul terrazzo e un giardino delle essenze di 400 mq.
Il primo social housing nasce in Inghilterra all’inizio del XX secolo, mentre in Italia lo troviamo per la prima volta nel 2008 all’interno del DM infrastrutture (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2008/02/04/08A00368/sg).
Un’iniziativa di social housing nasce per soddisfare esigenze di carattere squisitamente economico: offre infatti abitazioni in ambienti urbani a prezzi calmierati e si sviluppa in sinergia con associazioni e fondazioni di media-grande entità.
La progettazione viene seguita da figure professionali che pongono alla base della stessa la soddisfazione delle necessità dei fruitori i quali però non possono partecipare alla fase preliminare del progetto.
L’idea di base del progetto di social housing è quello di sfruttare immobili inutilizzati a beneficio di chi, un’abitazione, non può permettersela: questo processo eviterebbe pertanto un ulteriore consumo di suolo, favorendo sia la riqualificazione di aree dismesse o degradate sia la rimessa in circolo di edifici non più redditizi. Ma non solo, tra gli altri vantaggi del social housing includiamo:
Dal punto di vista della progettazione e della programmazione finanziaria, il social housing prevede il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati. Tra i pionieri italiani del settore troviamo CDP Cassa Depositi e Prestiti, Regione Lombardia, Comune di Milano, Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo con il progetto Programma Housing.
Un esempio di investimento nel social housing
Cassa Depositi e Prestiti ha lanciato i Social Bond i cui proventi sono stati impiegati per la realizzazione di rilevanti interventi di edilizia residenziale sociale. Di seguito riportiamo alcuni link dei progetti finanziati:
Nell’ambito del social housing Gruppo Contec, e nello specifico Contec Ingegneria, ha curato nel 2020 il Project & Construction Management del progetto Ex Marangoni – il più grande edificio in legno d’Italia – localizzato a Rovereto (TN): clicca qui o qui per conoscere il progetto.
Il social housing rappresenta un’opportunità che si sta diffondendo per apportare nuove soluzioni abitative e sociali all’interno del contesto iniquo derivante dalla gestione talvolta inefficiente del patrimonio immobiliare pubblico.
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Photo credit: ana-benet via Pexels
ULTIMO AGGIORNAMENTO: 20 OTTOBRE 2021