IL BIM IN ITALIA OGGI - Temi aperti ed opportunità reali
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IL BIM IN ITALIA OGGI

Temi aperti ed opportunità reali

Il processo manifatturiero fa capo a un soggetto centrale della filiera – l’azienda produttrice – che cura la creazione del prodotto sia in termini di concept sia di realizzazione, arrivando ad agire anche sulla manipolazione della domanda del prodotto da parte del mercato. Discorso diverso per l’edilizia nella quale accade “che intervengano in forma distinta, sullo stesso processo, un soggetto committente, un soggetto progettista, un soggetto costruttore ed infine un soggetto utente, tutti distinti tra loro con una difficile attività di coordinazione in genere sottovalutata” (Gottfried A., Di Giuda G. M., Ergotecnica Edile, Esculapio, Bologna, 2011).

 

Individuato il BIM come percorso risolutivo, apriamo una breve digressione sull’originale interpretazione dell’acronimo che tendeva a porre l’accento sul Modeling per focalizzare l’attenzione sull’utilizzo di modelli informativi tridimensionali del progetto, oltrepassando i già presenti elaborati CAD che, comunque, erano un’espressione di digitalizzazione. Tutt’oggi, quando si parla di BIM, l’attitudine al modeling è ancora centrale e porta a definire un Building Information Model come la simulazione digitale di un progetto in termini di oggetti, parametri e relazioni.

 

E’ nel più recente hype attorno al concetto di Information che risiede l’aspetto cruciale dell’innovazione che il BIM propone poiché fa riferimento ad una modalità di gestione del processo edilizio che si concentra sulla definizione e la regolamentazione dei processi informativi afferenti al progetto, i quali arrivano a condizionare anche i modelli informativi stessi. Ne sono un esempio paradigmatico i Common Data Environment (Ambienti di Condivisione dei Dati).

 

 

STATO DEL BIM NEL MERCATO ITALIANO DELLE COSTRUZIONI

 

 

Non è facile tracciare un esaustivo punto della situazione circa lo stadio dell’implementazione BIM in Italia oggi perché gli indicatori sono in progressiva definizione. Tuttavia il report che OICE (www.oice.it) redige annualmente sulle gare pubbliche contenenti requisiti BIM può essere considerato un adeguato punto di partenza, nonostante la ricerca consideri solo le Pubbliche Amministrazioni e i bandi di servizi di ingegneria e architettura.

 

Una lettura critica dei report finora prodotti mostra un costante incremento del numero di cosiddetti “bandi BIM” che conferma come l’avvicinamento verso questa metodologia operativa si stia progressivamente diffondendo presso le P.A.

 

andamento dei bandi

Andamento mensile del numero dei bandi BIM per servizi di ingegneria e architettura dal luglio 2015 al dicembre 2019 (fonte: indagine OICE sul BIM 2019

Nel 2019, sono state rilevate 487 procedure di gara di cui:

  • 478 hanno riguardato servizi di ingegneria e architettura con una netta prevalenza – numerica e di importo – dei servizi di progettazione superiore all’80%;
  • 7 appalti integrati;
  • 2 project financing.

Tuttavia non possiamo evitare di segnalare come i bandi con requisiti BIM rappresentino rispettivamente solo l’8% delle procedure ed il 19,7% dell’importo complessivo del totale dei bandi relativi a servizi di ingegneria e architettura: è evidente come la maggior parte delle procedure bandite ancora non richiedano di approcciare i servizi richiesti secondo tale metodologia.
Applicando una lettura qualitativa dei dati, i report OICE segnalano che solo il 23% dei bandi rilevati prevede un Capitolato Informativo: questa evidenza ci porta a dubitare, quindi, che le altre Stazioni Appaltanti siano consapevoli di cosa significhi “lavorare in BIM”.
Riponiamo un alto interesse nella prossima edizione del report per verificare come le Pubbliche Amministrazioni hanno reagito ai recenti consolidamenti normativi sull’argomento.
Nel frattempo, sul tema delle nuove figure professionali correlate all’introduzione della metodologia BIM (BIM Manager, BIM Coordinator,  BIM Specialist e CDE Manager), dopo la pubblicazione della norma UNI 11337-7 sui “requisiti di conoscenza, abilità e competenza” di tali figure, è presumibile che si assisterà ad un’ulteriore accelerata nel mercato delle certificazioni professionali a seguito della pubblicazione della PdR UNI 78 del 2 marzo 2020 sollecitata da Accredia.

La sensazione generale resta comunque quella per cui la metodologia BIM sia appannaggio ancora di poche ed evolute realtà, perlopiù rintracciabili in Committenze di spessore, imprese di costruzioni strutturate oltre ad organizzazioni che si occupano di servizi consulenziali e di progettazione.

Sono ancora numerosi, anzi la maggioranza, i casi in cui il processo edilizio è gestito in modo BIM-free. Anche i progetti che possono essere ritenuti veri e propri progetti BIM sono spesso gestiti attraverso il coinvolgimento di consulenti specialisti, allontanando le questioni relative alla gestione digitale dei processi informativi dai centri decisionali che invece dovrebbero determinare il progetto in modo più consapevole. Basta quindi poco che il BIM diventi un esercizio di stile e, come tale, generi disaffezione in coloro che per la prima volta entrano in contatto con questa metodologia.

Ruolo dei professionisti e dei piccoli studi di progettazione

La diffusione capillare del BIM fra i diversi soggetti coinvolti in un singolo processo edilizio (diffusione orizzontale) e tra le figure professionali indipendentemente dai ruoli svolti (diffusione verticale) è un tema nel pieno della definizione, soprattutto quando si parla della dimensione che il singolo professionista o il piccolo studio di progettazione potrà assumere in questo contesto.

Ciò discende dal fatto che l’approccio digitale evidenzia come questi debba necessariamente essere affrontato mediante metodi e processi multidisciplinari, quindi in modo presumibile in realtà in grado di strutturarsi secondo queste linee operative, ma con i dati alla mano, non possiamo non tenere in considerazione il tipico individualismo italiano delle libere professioni (si veda ad esempio la frammentazione dei circa 70 mila studi di architettura nel nostro Paese, che impiegano in media, 4 addetti; 1,5 soci, un dipendente non architetto; 0,2 dipendenti architetti e 1,4 collaboratori con partita IVA; V Osservatorio CNAPPC con Cresme, 2016).

Il ragionamento attorno ad un processo edilizio articolato e complesso dovrebbe trovare nella centralità della fase del progetto una spinta forte e convinta all’innovazione da parte delle strutture di progettazione: la tipologia delle micro strutture esistenti che caratterizzano il nostro tessuto professionale costituiscono esse stesse la criticità dell’intero processo, riconducibile alla frammentazione degli operatori, che intervengono con la loro specialità in modo puntuale e, solitamente, non integrato all’insieme. Sono poco o per nulla diffusi nella cultura professionale media i fondamentali concetti di sistema di gestione (con riferimento, ad esempio, alla norma UNI EN ISO 9001), project management (con riferimento, ad esempio, alla norma UNI ISO 21500), gestione del rischio (con riferimento, ad esempio, alla norma UNI ISO 31000).

In questo contesto, la via per la digitalizzazione e l’implementazione della metodologia BIM si crede debba passare da un preliminare intervento di organizzazione, quale elemento imprescindibile al suo utile ed efficace impiego nei processi legati al settore delle costruzioni.

L’inclusione puntuale dei singoli professionisti, e delle loro competenze specialistiche (che pure dovranno certamente essere integrate quantomeno dal punto di vista strumentale), nei processi standardizzati che organizzazioni strutturate sono in grado di mettere in campo, piuttosto che l’associazione di studi professionali in compagini multidisciplinari, possono essere due scenari per abilitare l’evoluzione a cui tutti i professionisti delle costruzioni saranno, presto o tardi, chiamati.

È meglio applicare il BIM sui nuovi progetti o sull’esistente?

La natura dei progetti che si prestano ad essere gestiti secondo metodologia BIM – nuova costruzione o esistente –  è un altro tema ampiamente dibattuto.
L’originale ambito di applicazione del BIM – interventi green field – ha portato con facilità a ritenere che la metodologia non potesse gestire in modo convincente le complessità delle opere esistenti. Ma non solo, le perplessità sono riconducibili anche ad altre due ragioni: dapprima, le carenze informative sullo stato di fatto che si incontrano quando si progetta all’interno di un manufatto preesistente e le maggiori complessità di una modellazione accurata quando è richiesto di restituire elementi come volte, muri fuori piombo, stati di degradi, interventi di risanamento, solo per citarne alcuni.
Per cercare di fornire delle argomentazioni all’obiezione sulle carenze informative, è opinione dello scrivente che per quanto le complessità risultino evidenti, non si riesce ad immaginare una soluzione più appropriata di quella che proprio il BIM propone.
Per quanto riguarda invece la complessità della modellazione, semplificando, invitiamo a concentrare l’attenzione sulla definizione del livello di dettaglio geometrico che è economicamente vantaggioso ottenere nei modelli. L’ipotesi di una restituzione geometrica semplificata – accompagnata da informazioni puntuali restituite attraverso parametri, riferimenti a documenti esterni, fotografie ed i rilievi anche estremamente dettagliati – che le avanzate tecnologie consentono, sembra poter essere una soluzione convincente e attuabile.

L’immagine è una vista prospettica di un modello informativo del Palazzo del Podestà di Mantova, per il restauro del quale Contec Ingegneria ha agito come consulente per la progettazione strutturale. Il modello è stato prodotto da Chiara Esposito, Anna Mason e Damiano Ricca nell’ambito della loro tesi sviluppata all’interno di una collaborazione fra l’Università degli Studi di Padova e Contec Ingegneria


L’immagine è una vista sezionata dello stesso modello informativo del Palazzo del Podestà di Mantova, sulla quale vengono evidenziate alcune delle informazioni che vi sono state incluse o correlate relativamente agli elementi costituenti il manufatto, al suo quadro fessurativo e alle indagini su di esso eseguite. Il modello è stato prodotto da Chiara Esposito, Anna Mason e Damiano Ricca nell’ambito della loro tesi sviluppata all’interno di una collaborazione fra l’Università degli Studi di Padova e Contec Ingegneria.

A maggior ragione, quindi, operando in un’ottica di ordine delle informazioni riguardanti il manufatto  in un archivio informativo che ne consenta la conservazione ed il successivo riutilizzo si può confidare in uno scenario diverso quando su quello stesso bene si dovrà intervenire nuovamente. E tale assunto acquista tanto più significato quanto più il bene in considerazione presenta un valore storico-culturale, soprattutto in Italia.

Il driver del cambiamento chiamato qualità per il BIM in Italia

Dopo un iniziale momento in cui l’adozione del BIM veniva sostenuta dando evidenza di un vantaggio economico, la tendenza oggi è cambiata verso un miglioramento della qualità del servizio offerto. I vantaggi economici correlati al BIM si manifestano infatti con riferimento all’intero processo edilizio e non sono parimenti riconducibili alle singole fasi.

Il compito – impegnativo – in capo ai progettisti è di individuare all’interno della metodologia le prassi operative più efficaci in grado di far percepire al cliente il valore aggiunto e farlo quindi partecipare all’investimento di cui si sta facendo carico.


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  • autore:

    Michele
    Carradori

  • Responsabile Scientifico BIS-Lab®
    Gruppo Contec
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